venerdì 28 marzo 2008

I NUOVI BARBARI 1 – La crisi delle autorità

Ripubblico una serie di articoli usciti su "La Voce delle Marche" l'anno passato, che prendono spunto dall'idea baricchiana o baricchesca, fate voi, de "I Barbari" e dedicati ad alcuni luoghi di crisi, oggi, dell'autorità. Ecco il primo.


Fermiamoci, congeliamo ogni nostra urgenza e ascoltiamo, magari giusto un secondo, il tempo in cui viviamo e il mondo in cui abitiamo: quanti mutamenti trascurati e ingovernati! Mille flussi costeggiano le nostre vite senza che ce ne accorgiamo o decidiamo di gettarci uno sguardo responsabile: queste righe – e le prossime che seguiranno per qualche settimana – nascono proprio dal tentativo di intercettarne almeno uno, per provare a riflettere su qualcosa di non così trascurabile, che ci dovrebbe interrogare e che colpevolmente, invece, ci lascia indifferenti – almeno così sembra.
Da qualche giro di Terra attorno al Sole a questa parte siamo costretti, volenti o nolenti, ad assistere ad un evidente “imbarbarimento” dei sentimenti, delle regole, delle libertà, dei diritti del nostro convivere (per fare due esempi: impiccagioni orgogliosamente trasmesse on line, quando non lo sono in tv, e morbosamente ricercate; guerriglie urbane e uccisioni dentro e fuori un campo di calcio, per non parlare di un disdegno pubblico di cui le logiche economiche dettano cadenze e modi); allo stesso tempo, da quando il “virus” dell’idea si è diffuso (chissà il primo che lo ha messo in circolo, chissà quanto durerà), qualcuno, con occhi diversi, sta facendo ricorso, con continuità, proprio alla figura dei “barbari” per dipingere i profondi tratti di cambiamento che connotano il nostro tempo (dalle invasioni barbariche cinematografiche e televisive, ai barbarici sommovimenti, più o meno tellurici, raccontati da Baricco, Mura, Veneziani).
Impressionato da tale coincidenza e convinto che la metafora barbarica abbia tutti i requisiti per raffigurare molti dei fenomeni che stanno “raffreddando” le nostre vite, vorrei provare a trovare l’ennesimo sintomo di una nuova invasione, di cui siamo al tempo stesso vittime e protagonisti. Senza pessimismi o presunzioni di sorta, si potrebbe infatti leggere gran parte degli eventi che troviamo sui giornali sotto la luce di un unico comune denominatore: la mancanza quasi assoluta di rispetto dell’autorità costituita e legittima; oppure, detto in altro modo, la perdita, quasi irreversibile, di autorevolezza da parte di ogni autorità.
Dal professore al genitore, dalla forza dell’ordine al capo ultras, dal politico alla legge scritta, dalla tradizione alla norma morale: la nostra società sta progressivamente dimenticando il ruolo formativo e vincolante di alcuni imperativi, la cui legittimazione diviene arbitraria; il desiderio muta in diritto; la libertà nasconde la licenziosità; la verticalità sana di alcune relazioni viene scalzata da una orizzontalità che annulla la profondità di piani. Il barbaro è originariamente colui che parla un idioma diverso e porta con sé un insieme di tradizioni inaccettabili: chi viene da lontano e incute terrore; oggi il barbaro è colui che non accetta più il sistema di autorità che lo ha formato e si ribella ad esso: chi vive nella medesima società in cui è nato ma ne rifiuta i principi, divenendo straniero nel proprio paese, a causa di una “lingua” selvaggia che si fa fatica a comprendere.
Inizia allora qui un viaggio in cinque tappe, che non vuole avere l’onore di trovare ricette, quanto l’onere di individuare un problema e raffigurarne le molteplici declinazioni e derive, senza paure, seppur con un vivo senso di allerta: a voi decidere se e a che punto salire a bordo.

Luca Alici

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