mercoledì 31 agosto 2011

Campo di servizio a Falconara: a caldo

All’improvviso, appena mi sono voltato verso la porta, ho sentito qualcuno saltare e atterrare sulle mie spalle. Era l’ultimo giorno della nostra settimana a Massignano ed è stata subito un sensazione strana e forte: non ho avvertito il peso, ma la leggerezza, quasi anomala, di un corpo, giovane e magro, ed in quella leggerezza c’erano scritte, insieme, la tragedia e la felicità. Questa è la prima immagine che porto nel cuore di una settimana meravigliosa, in cui il servizio agli altri è diventato un dono per noi, la fatica delle giornate un nuovo modo di scoprire se stessi, le persone che abbiamo visitato tanti volti con cui provare a sorridere e i ragazzi che abbiamo accompagnato la fonte di una bellezza che il nostro tempo spesso dimentica o addirittura violenta. C’era un ragazzo sulle mie spalle, reso esile dal suo passato e leggero dal suo presente: un passato lungo e sofferto di sostanze e dipendenza che lo ha fatto diventare quasi scheletrico; un presente breve e gioioso di compagnia e volti nuovi che gli ha ridato entusiasmo e coraggio. La nostra presenza che diventava sollievo, la nostra normalità che diventava eccezionalità, il nostro ascolto che diventava assenza di pregiudizi: partiti con la paura di dover fare chissà cosa, ci siamo accorti che allacciare relazioni e raccontarsi storie è il modo migliore per scoprirsi e volersi bene.
Torno indietro, riavvolgo il nastro e vedo diciannove ragazzi in cerchio su un piccolo pezzo di prato che si raccontano la loro prima giornata in giro per quattro strutture, uno di fronte all’altro, un po’ indecisi sul da farsi, ma capaci di fermare le loro vite, rubare una settimana di agosto al clima festoso delle vacanze e al richiamo della compagnia dei loro amici: che cosa li spinge e cosa li motiva? Per ora basta questo sì, è sufficiente per essere orgoglioso di loro; per capire il motivo ci sono sei giorni da vivere tutti d’un fiato, con qualche sacrificio e molta pazienza, un pizzico di trascuratezza per sé e tanta curiosità per l’altro. I giorni trascorrono, ma il cerchio e il luogo è esattamente lo stesso: siamo alla fine del campo e ora però hanno tutti capito il motivo della loro scelta, hanno tutti provato emozioni forti (senza sperimentare chissà quali brividi extra-ordinari o indotti) e i loro occhi ce lo comunicano. E questa è per molti versi la felicità: essere insieme a dei giovani che ti lasciano giovane, a dei ragazzi che dove vanno si sentono dire che sono belli, a un gruppo che ti fa capire quanto sia bella la vita di Ac, a delle vite che cercano e sognano, alle quali però, quasi inconsapevolmente, Dio ha fatto il regalo grande di custodirle in questa settimana magnifica, di sorreggerle e di consentire con la sua provvidenza ciò che, comprensibilmente per molti di noi, altrimenti si farebbe fatica solo a pensare.

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