QUANTO VALE UNA SPERIMENTAZIONE
di Andrea Braconi
(tratto da Corriere News.it)
Ogni fabbrica custodisce le proprie storie. Di lavoro. E di vita. Storie che puoi osservare dai volti. Storie che puoi ascoltare quando i cancelli tornano a chiudersi. Come quelli della Ned Silicon. E proprio dai volti degli operai è necessario partire per riflettere su di un’operazione che nel Fermano continua ad alimentare polemiche.
Le tracce di polvere derivante da carbon black sono lì, tra ciglia e zigomi, a raccontarci la paura di chi, dentro i capannoni dell’ex Sadam, dalla prima metà di febbraio si ritrova a svolgere 3 turni (di 8 ore) da 4 addetti ed un turno (sempre di 8 ore) da 5. Arrivando a lavorare anche 6 giorni su 7. Una produzione a ciclo continuo, finalizzata ad una sperimentazione su silicio per pannelli fotovoltaici.
Sono diciassette vite che in questi ultimi anni non hanno avuto nome e voce. Diciassette vite che sono state spesso strumentalizzate, dai sindacati, dai media e dalla politica.
Ma quel duplice livello di attenzione più volte rimarcato - la salute dei cittadini e quella dei lavoratori - a poche ore dalla manifestazione del 21 marzo torna di drammatica attualità.
Perché le parole hanno un peso. E se da un lato gli abitanti (ri)lanciano le proprie preoccupazioni per le emissioni, dall’altro gli operai qualche segnale di insofferenza - misto a difficoltà di respirazione e catarro color notte - fanno fatica a contenerlo.
Le fiamme che fuoriescono dal forno. Le mazze di ferro che colano. Le maschere di protezione che si deformano per le temperature troppo elevate. Le tute ignifughe che faticano a contenere il calore. L’aspirazione insufficiente a riequilibrare un ambiente avvolto da polveri. Le infiltrazioni di acqua dal tetto di quelli che una volta erano il locali del magazzino dello zucchero. Le difficoltà nella perforazione del foro di colata. E poi uno spogliatoio fatiscente, riscaldato da una semplice stufetta. Con uno scaldabagno che di funzionare proprio non ne vuole sapere.
Neanche stipendi che arrivano a sfiorare i 2.000 euro, frutto di “chiacchierati” accordi per il mantenimento del livello occupazionale, riescono a limitare l’inquietudine di chi in quell’attività non riesce a vedere un futuro. Accordi che in caso di chiusura della stessa Ned prevedono un incentivo all’esodo di 38.000 euro lordi (29.000 per chi interrompe prima il rapporto di lavoro o per chi ha rifiutato la chiamata), ma che nulla sembrano evidenziare sull’eventualità di un trasferimento, più volte paventato dai vertici della società e da esponenti della Regione Marche.
La scadenza del contratto è fissata al 31 maggio. Ma qualcuno sembra intenzionato a gettare la spugna molto prima. A condizioni lavorative precarie e ad una formazione che non riescono a non definire “scadente”, si amalgamano preoccupazioni per uno stato di salute già fortemente condizionato.
Ma una qualsiasi sperimentazione, per quanto strategica, vale tutto questo?
Analisi del 2015
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