Nel film La grande seduzione, ritirando un assegno di disoccupazione, uno dei protagonisti dice: “Ogni mese non ritiri solo i soldi, ritiri anche la vergogna. I soldi non bastano per quindici giorni, ma la vergogna dura tutto il mese”. Quale ritratto più significativo, emblematico e aderente alla realtà si può oggi immaginare? Quale più tragico e drammatico resoconto di ciò che realmente scardina le sicurezze e la serenità della quotidianità di ognuno si può realizzare?
Denaro e vergogna: le due coordinate metaforiche (e purtroppo non solo) entro cui si include il dramma dei tempi nei quali stiamo vivendo, rispetto ai quali è giunto il momento di levare alto il grido di insopportabilità e rivolta.
Inizia qui quella che vuole essere la fotografia di un paesaggio sfuocato, il ritratto di una bruttura esistenziale, la poesia costruita sulla rima di tragicità e flessibilità, il romanzo di storie senza speranza.
Quattro tappe, almeno inizialmente, che ruotano attorno ad altrettante parole chiave che raffigurano lo stato e lo stadio della degradazione della nostra generazione e dei legami intergenerazionali: il presente senza futuro, la cooperativa senza cooperazione, i figli senza genitori, la flessibilità senza opportunità.
Analisi del 2015
8 anni fa
Nessun commento:
Posta un commento