venerdì 16 luglio 2010

I RITI DI DEGRADAZIONE E L’ANNULLAMENTO DELLA SPERANZA

Nel film La grande seduzione, ritirando un assegno di disoccupazione, uno dei protagonisti dice: “Ogni mese non ritiri solo i soldi, ritiri anche la vergogna. I soldi non bastano per quindici giorni, ma la vergogna dura tutto il mese”. Quale ritratto più significativo, emblematico e aderente alla realtà si può oggi immaginare? Quale più tragico e drammatico resoconto di ciò che realmente scardina le sicurezze e la serenità della quotidianità di ognuno si può realizzare?

Denaro e vergogna: le due coordinate metaforiche (e purtroppo non solo) entro cui si include il dramma dei tempi nei quali stiamo vivendo, rispetto ai quali è giunto il momento di levare alto il grido di insopportabilità e rivolta.

Inizia qui quella che vuole essere la fotografia di un paesaggio sfuocato, il ritratto di una bruttura esistenziale, la poesia costruita sulla rima di tragicità e flessibilità, il romanzo di storie senza speranza.

Quattro tappe, almeno inizialmente, che ruotano attorno ad altrettante parole chiave che raffigurano lo stato e lo stadio della degradazione della nostra generazione e dei legami intergenerazionali: il presente senza futuro, la cooperativa senza cooperazione, i figli senza genitori, la flessibilità senza opportunità.

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