martedì 12 ottobre 2010

PICCOLO DISPERATO DIZIONARIO DEMAGOGICO DELL’UNIVERSITA’ - LETTERE "O", "P", "Q", "R"

Pubblico "a puntate" un testo meraviglioso che mi è capitato sotto mano, che mettendo a frutto la dote unica dell'ironia, ci regala una pittura dello stato di degrado dell'italico mondo accademico.

Avvertenza
Si propone all’attenzione del pubblico un nuovo e pratico ausilio lessicale, pensato e realizzato per venire incontro alle esigenze delle giovani generazioni, che si sono trovate ad affrontare la bagarre della protesta senza un efficace supporto terminologico. Gli autori nutrono qualche speranza che i lettori comprendano che il Piccolo Dizionario diventa tanto più demagogico quanto più essi stessi sono disperati. E, comprendendo, perdonino.
(G. Azzena, M. Rendeli)

OCSE (dati e media): entità superiore, semidivina, che per una lex arcaica (cfr. Varro d.l.l. 6, 18) si è tenuti a nominare molto ma mai indagare nel dettaglio. Anche perché, se lo si facesse, si scoprirebbe che, per adeguarci alla media OCSE (sempre sia lodata), non bisogna tagliare, semmai aggiungere quattro miliardi di Euro.

parametri: intuitivamente sembra indicare qualcosa per misurare qualcosa ma, come “paramedico” o “parafarmacia”, in forma non compiutamente professionale. La legislazione in corso di approvazione aiuterà molto nella determinazione di veri e funzionali parametri: un docente per essere “bravo” deve “fare due prodotti all’anno” (cfr. anche Novissimo Dizionario di Zoologia, sub voce “mucca”).

partenariato: termine complementare a “progetto” (v.): “no partner? no project!”, è un antico detto fiammingo, ancora oggi in voga a Bruxelles dove ogni progetto ha origine e fine. In Italia stanno prendendo piede piccole Agenzie del Partenariato sul modello di “cuori solitari” che possono fornire ai docenti “celibi” partners affidabili, puliti e carini, europei, extraeuropei, mediterranei.

potere, logora chi non ce l’ha: aforisma in voga nel mondo politico della prima repubblica e perfettamente calzante per tutti coloro, docenti e non (con eccezione, forse, dei duchi, v.), che pensano o hanno pensato di cambiare il sistema universitario. L’aforisma in questione fa da pendant con l’altro ben noto detto “A frate’ dimme che te serve…”: cambiando l’ordine dei protagonisti il prodotto non cambia.

precari: il 50% del personale in servizio effettivo negli Atenei italiani. Sta anche per “entità ricattabile all’infinito”.

progetto: sistema unico per avere i soldi per fare la ricerca. Deve essere sempre espresso anche in lingua inglese. La scadenza per la presentazione dei progetti è stabilita per Legge a due giorni dopo la pubblicazione del bando; alternativamente il 18 agosto o il 2 gennaio. La regola base è “chi è ricco diventa sempre più ricco": ricevono i finanziamenti, cioè, progetti che già si muovono in un quadro “ampiamente consolidato”. Quello che non è dato capire è: se ci viene un'idea veramente - ma veramente - geniale, che per essere tale NON PUO' ESSERE CONSOLIDATA, come facciamo ad avere il PRIMO finanziamento? (Non è il caso nostro, naturalmente: si fa così per dire).

rettori: partito politico trasversale, cui le 10 Proposte del PD (v. Sinistra…) intendono attribuire ulteriori poteri, ispirati in forma e sostanza a quelli delle dinastie ellenistiche post-alessandrine. Esplica la sua attività in modo tendenzialmente vitalizio. Per essere rettori è bene essere “figli di partigiani e/o di minatori”. Il rettore non teme l’onda, anzi non teme niente, tranne: a) che il cielo gli cada sulla testa; b) il mandato unico.

revisore anonimo: colui che c’è ma non si vede; colui che, nella penombra della sua stanzetta, con la mano sul cuore ed il pensiero rivolto alla vecchia mamma e/o al tricolore, fornirà con giustizia e equanimità (e che sia dato il bando ad ogni rancore!) un giudizio fortemente positivo sulla ricerca del suo nemico giurato.

riforme universitarie: gattopardesca sequela di decreti e disegni di legge che nascono con alcune intenzioni e sfociano in tutt’altro grazie all’intervento munifico di consigli delle più diverse corporazioni di cattedratici. Generalmente redatte in italianese (e.g. non dire nulla con linguaggio difficile), rivoluzionano ogni volta radicalmente il sistema e costringono i duchi (v.) a inventare i più brillanti sotterfugi perché tutto rimanga uguale a prima. Costringono inoltre i non-duchi a passare diversi mesi (e nottate) ad adeguare il sistema (cfr. tre più due) sia alle regole della riforma sia alle esigenze di duchi e baroni (operazione non sempre facile) i quali nel frattempo se ne vanno in giro dicendo: “non so voi come fate: io non ne ho capito proprio nulla…”. La storia recente delle riforme universitarie ha prodotto: a) il protagonismo del ministro dell’Università o della Pubblica Istruzione di turno: O. Zecchino, L. Berlinguer, L. Moratti, F. Mussi e ora M. Gelmini hanno scritto pagine indelebili, commoventi e spesso assolutamente rivoluzionarie per l’istituzione (v.) universitaria; b) lo zero, costo (v.).

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