venerdì 26 novembre 2010

ULTIMA PUNTATA DEL PICCOLO DISPERATO DIZIONARIO DEMAGOGICO DELL’UNIVERSITA’ - LETTERE "S", "T", "U", "Z"

Pubblico "a puntate" un testo meraviglioso che mi è capitato sotto mano, che mettendo a frutto la dote unica dell'ironia, ci regala una pittura dello stato di degrado dell'italico mondo accademico.

Avvertenza
Si propone all’attenzione del pubblico un nuovo e pratico ausilio lessicale, pensato e realizzato per venire incontro alle esigenze delle giovani generazioni, che si sono trovate ad affrontare la bagarre della protesta senza un efficace supporto terminologico. Gli autori nutrono qualche speranza che i lettori comprendano che il Piccolo Dizionario diventa tanto più demagogico quanto più essi stessi sono disperati. E, comprendendo, perdonino.
(G. Azzena, M. Rendeli)

sapere (inutile): quello che non produce immediato indotto economico. Oppure: tutte quelle materie che, sottoposte al vaglio del Mìnistro Gèlmini (o, in sua vece, ad Emma Marcegaglia) le risultano ostiche, quando non ignote (ad es. glottologia, paleografia, filologia romanza, papirologia ecc.)

sinistra, le 10 proposte del PD: articolazione maldestra di finta intenzionalità, per di più tardiva.

studio, studiare…: attività propria di giovani e meno giovani generazioni di “fannulloni” che perdono tempo in attività economicamente non remunerative, strappando altresì, con crudeltà, braccia all’agricoltura (e alla pastorizia: così anche Gavino Ledda, nell’ultima intervista a La Repubblica). L’esito di questa disdicevole attività è presente sub voce sapere e cultura. In tempi lontani, cronologicamente non quantificabili, tale attività era mostrata attraverso l’esempio (v.) offerto dai maestri (forse anche baroni, ma pur sempre maestri…) che popolavano gli italici
atenei.

SUV: discrimine culturale, prima ancora che sociale. Sta anche per perdita di tempo pedagogica, nel senso che è culturalmente ed economicamente sbagliato continuare a spiegare ai propri figli e agli studenti che, per essere identificati come componenti della compagine umana, non è necessario possedere un SUV.

tecnologica-e-scientifica: epiteto omerico. Apposizione fissa del sostantivo “ricerca”. Per quella “umanistica” cfr. invece: sapere inutile.

trasmissione: (arc.) un tempo indicava il meccanismo insito nella evoluzione del sapere da generazione a generazione mediante lo studio (v.) e la ricerca (v.). In tempi lontani i maestri dicevano di essere “nani sulle spalle di giganti”, ma poiché attualmente i giganti risultano estinti e i nani hanno preso il potere, sembra più conforme l’accezione del vocabolo “parte fondamentale del meccanismo di funzionamento di un autoveicolo”, ad es. di un SUV (v.).

tre più due: gioco da tavolo, il cui regolamento deve essere modificato, per legge, entro e non oltre il novantesimo giorno dalla presa di servizio del Ministro dell’Università entrante.

tre carte, gioco delle: altro gioco da tavolo in voga presso le stazioni ferroviarie napoletane e consistente nell’estorcere a ignari passanti somme di danaro. L’impressione che tale attività ludica possa essere connessa con il mondo dell’università deriva dalla profonda discrasia esistente fra regole annunciate al grande pubblico e natura dei decreti emessi: si confronti la lotta alla baronia e al nepotismo annunciata, rispetto alla natura e alla composizione delle commissioni di concorso nel funzionamento sociale delle tribù universitarie (v. docenza, tre fasce di).

turn over: tipo di promozione mercantile, offerta lancio: “lasci cinque prendi uno”. Geogr.: sinonimo di desertificazione pianificata.

umanistica, cultura: voce non pervenuta, comunque costosa ed economicamente improduttiva. Trattasi della vocazione di molti a interessarsi di cose che, come direbbero i vecchi zii dei romanzi ottocenteschi, sono un lusso per la società.

valutazione: operazione vincente, iniziata da un Governo di sinistra, che come primo
provvedimento ha speso 3.500.000 Euro per far valutare da revisori anonimi (v.) 17.329 prodotti (sic!) presentati da 102 strutture, 77 università, 12 enti pubblici di ricerca, 13 istituzioni private di ricerca. Il Dècreto Gèlmini non è ancora del tutto chiaro su come si procederà in questo senso (ma è chiaro che chi valuterà dovrà comunque essere professore di I fascia), ma si può ricordare che, nel 2006, la commissione dei Valutatori dei Progetti di Ricerca era così composta: 14 "garanti", di cui 7 nominati dal Ministro "mentre" i restanti 7 sono scelti dal Ministro in una rosa (aulentissima?). E ogni valutatore percepiva 10.000 euro all'anno e il Presidente (presumibilmente nominato dal Ministro) 15.000. Storia. Nessuno mai, nella lunga storia del
mondo, si è minimamente preoccupato di cosa si debba fare sul serio per “valutare”; e di quali possano essere i metodi della valutazione, lo stile, il sistema, i tempi, perfino le finalità ultime. Tutti, nei secoli, sono rimasti concentrati sull'idea fissa, la madre di tutte le preoccupazioni, l’archetipo di ogni domanda: chi sarà a valutare?

zero, costo: moda, la più in voga da almeno venti anni. Maniera elegante per definire l’impegno del dicastero nel momento in cui si attuino cambiamenti: secondo fattore comune alle riforme universitarie (v.). Prove di laboratorio dell’applicazione dello “zero, costo” sono state condotte con i carburatoristi, ai quali è stato chiesto di modificare (alias truccare) alcuni vecchi motorini “a costo zero”: per i risultati della sperimentazione si v. la conclusione del lemma “Zorro”.

Zorro: o meglio Zoro, con una “ere” sola. Etim. Il lemma presenta due distinte radici: a) un tempo, a Roma, per definire una persona di volgari e campagnole maniere su usava darle del “burino”. Burino evolse presto in “buro”; sul finire dei Sessanta, però, alcune ragazze della “Roma bene” (quelle con molti colpi di sole nei capelli) poiché tipicamente fonanti “a bocca larga” decisero che suonasse meglio boro, appellativo massimamente dispregiativo che a sua volta si sarebbe trasformato, più recentemente, in “zoro” (= volgarone o, secondo la forma oggi più diffusa, coatto, coattone). b) In questa sede si preferisce tuttavia l’etimo filologicamente più corretto, di derivazione iberica (tu eres un zorro… = sei una volpe), i.e. un furbacchione, del tipo di quello che sta provando a passare davanti alla fila dei bollettini e che si può correttamente apostrofare con un: “a Zoroo!!”. Quanto finora esposto si rende necessario per una migliore definizione semantica dell’art. 17 del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112 (Decreto Tremonti), definizione che vale la pena supportare con un semplice esperimento pratico, replicabile anche in ambienti chiusi e non protetti: qualcuno legge ad alta voce l’art. 17 nel punto dove recita: “a decorrere dal 1° luglio 2008, le dotazioni patrimoniali e ogni altro rapporto giuridico della Fondazione IRI in essere a tale data, ad eccezione di quanto previsto al comma 3, sono devolute alla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia”; a questo punto, se l’esperimento si è svolto senza errori, tutti quelli che ascoltano dovrebbero rispondere, spontaneamente e in coro: a Zorooo!

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