martedì 17 febbraio 2009

Massimo D'Alema: il "Gollum" della sinistra italiana

Chi di voi ha avuto l’opportunità di leggere o vedere al cinema “Il Signore degli Anelli” penso sia rimasto impressionato, come il sottoscritto, da una delle sue figure più particolari, inquietanti e suggestive, ovvero Gollum, o Sméagol che dir si voglia, a seconda che ci riferiamo alla sua origine Hobbit o alla sua deriva folle. E’ sicuramente una delle figure più controverse di tutta la saga, ma ha tre caratteristiche importanti, che mi interessa specialmente mettere in luce qui: è presente in tutta la trilogia, ma addirittura fin da “Lo Hobbit”, dove ci viene raccontato il suo incontro con Bilbo; rappresenta senza dubbio la metamorfosi causata dalla bramosia di quel segno di potere e di poteri che era l’Anello d’oro; raffigura l’opportunismo di chi sa fingere di pensare al bene dei propri compagni di viaggio e ha invece in mente solo il proprio personale ed egoistico obiettivo.
Ecco, fatta la tara all’imbrutimento estetico che Sméagol subisce dopo aver conquistato - temporaneamente - l’Anello, divenendo, per l’appunto, Gollum – che risalta ancora di più in confronto al baffo e al brizzolato del soggetto in questione – penso proprio che Massimo D’Alema sia il Gollum della politica e della sinistra italiana. Mi perdonerete l’esagerazione e l’esasperazione del confronto, ma la stanchezza che nutro nei confronti della sua onnipervasiva capacità di influenzare, complicare – a tratti rovinare – il corso della storia politica e della maturazione (?) della sinistra italiana, nonché la sua esasperata ricerca di un primato politico-culturale in quella parte del panorama politico italiano è diventata ora definitivamente insopportabile.
Perché Gollum? Perché siamo di fronte ad una figura che ha costantemente messo al centro della propria esperienza politica – per lo meno quella degli ultimi anni, che per la mia età tendo a ricordare meglio, salvando così il suo passato da un giudizio che non mi posso permetter di dare – la ricerca dell’Anello e per fare questo ha fatto spesso finta di "costruire" dei legami (il Gollum buono, che accompagna Frodo-Prodi e Sam-Veltroni alla ricerca dell’Anello per salvare la terra degli Hobbit) per poi distruggerli alle spalle (il Gollum cattivo, che tenta di uccidere Frodo-Prodi e Sam-Veltroni incurante del bene della terra degli Hobbit e della difesa della loro casa), nel tentativo di far suo l’Anello, fosse solo per i pochi attimi del Presidenza del Consiglio, della Presidenza della Bicamerale, del gusto di sentirsi il referente unico nei momenti di difficoltà che lui stesso crea. Ecco, Gollum-D'Alema accompagna in modo così esageratamente nocivo tutta la metamorfosi della sinistra italiana e forse qualcosina in più che davvero riesce difficile sopportarne la tracotanza e la distruttività.
Ora però basta!! Ci siamo lasciati alle spalle il fallimento della Bicamerale, ci siamo lasciati alle spalle il tradimento di Prodi, abbiamo creduto alla sua fiducia nel Pd, ma costantemente assistiamo ad una realtà che ci dice altro, fino alla rivendicazione, oggi, a nemmeno due ore dalla sconfitta in Sardegna, di un nuovo patto a sinistra, con quella sinistra che prima ha fatto finta di accettare che venisse disancorata dal PD e ora rivendica in una chiara, ennesima, poco velata delegittimazione veltroniana; tutto ciò solo per apparire la voce che deve orientare: disfare il terreno con le proprie mani, per essere l'unico a saper indicare la strada da percorrere, eccolo il "segreto motto" d'alemiano.
Ecco allora nient'altro che la “Massima” incarnazione odeirna dei limiti della sinistra italiana, a partire dal crollo del muro di Berlino: quel partito comunista verso il quale la Democrazia Cristiana nutriva il massimo sentimento di invidia, motivato da un’apparente – a questo punto forse artefatta – unità, rispetto alle divisioni interne del massimo partito cattolico, che, una volta crollato, non ha fatto altro che lasciare sul panorama della politica italiana tutte monadi-partito, dedite alla divisione, alla sotto-sezione, al protagonismo individualistico: dal collettivismo all’individualismo assoluto (quale paradosso per la sinistra?). E se qualcuno ha reso esplicito questo trend, D’Alema, quale astuto animale politico, molto più abile e machiavellico di molti suoi colleghi a sinistra, che hanno messo faccia e debolezza nelle scissioni, si è sempre saputo mantenere dentro una corrente più ampia, per lavorare, dall’interno, come un fiume carsico, che, però, non ha fatto altro che portare tronchi rovinati dallo stesso morbo, qiello della totale e chiusa autoreferenzialità.
Il Gollum-D’Alema che ricerca per sé l’Anello, incurante di tutti e capace solo di nascondersi dietro agli altri per poi pugnlare alle spalle per ottenere ciò che gli interessa. Ma cosa gli interessa? Questo è il vero grande dilemma. Possiamo davvero pensare – e a questo punto io personalmente ne sono convinto, ma lascio a voi almeno il punto interrogativo – che l’uomo di punta della sinistra italiana non sia altro che l'espressione migliore dei limiti del post-comunismo italiano (una sorta di presunta supremazia autoreferenziale) e l'incarnazione, in fondo, della più radicale alternativa al comunismo (quell'individualismo acquisitivo cardine del liberalismo feroce)?

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