lunedì 16 febbraio 2009

Minima moralia, ovvero un titolo presuntuoso per umili considerazioni

Ho aspettato, ho rimuginato, ho riflettuto e ho pregato, ma tutto ciò non ha tolto la nebbia che il caso di Eluana Englaro ha lasciato sulla superficie dei miei pensieri e la tristezza nel fondo del mio cuore; nebbia che però non riesce nemmeno ad eliminare la volontà di mettere per iscritto le mie idee, sparse e vaghe, incerte e volgari: ma se il blog ha un senso, lo ha proprio quale diario virtuale – e non solo – dove raccogliere pensieri e sensazioni. Ed eccole allora, in ordine confuso e in veste modestissima.

- Sulla mia posizione
Non sono in grado di prendere una posizione netta e sicura, ma da questi giorni sono uscito sinceramente infastidito dalla ricerca esasperata di un punto neutro, agognato da ognuno, dall’alto del quale criticare ogni altro; e sinceramente ero infastidito anche dal fatto che il sottoscritto stesse finendo per fare lo stesso, poco d’accordo con tutti e molto critico nei confronti di molti. Ma per fortuna è arrivata in mio soccorso la gente di Paluzza (paesino dove ora è sepolta Eluana) e, specialmente, il parroco. Ecco finalmente posso dire con chi sto: sto con loro, con la loro semplicità e commozione, con la loro discrezione, assenza di violenza e trasparenza; sto con don Tarcisio Puntel e la Chiesa che rappresentano queste sue parole, dette al padre di Eluana, subito dopo il funerale: “Caro Beppino, le porte della Chiesa sono sempre aperte. Anche per te. […] sui principi non si transige, quello della vita in particolare, ma [...] la Chiesa e' fatta di uomini e che anche loro possono sbagliare, ad esempio nell'uso del linguaggio. E gli ho ricordato che la Chiesa, praticando la misericordia, ha sempre le porte aperte''.

- Su Eluana
Mi dispiace che sia stata l’oggetto di una battaglia, perché su di lei si sono accaniti giudici, politici, medici, ecclesiastici, giornalisti; mi dispiace che sia stata il silenzio che ognuno ha interpretato, dicendo che era testimonianza di dolore, prova di morte, tradimento di una volontà; mi dispiace che sia stata la linea di confine che ognuno ha strattonato e ridotto alle proprie motivazioni. Non so se avesse detto che in queste condizioni avrebbe voluto morire, ma un foglio o un pensiero, in un certo giorno e in una certa età, possono ipotecare il resto dell’esistenza? Non so se soffrisse, sentisse la propria anima imprigionata, fosse schiava della tecnica, ma si può dire che fosse morta diciassette anni fa? Non so, sinceramente non so, se questa dipendenza assoluta dall’alimentazione forzata possa considerarsi un autentico e dignitoso modo di protrarre la propria esistenza, ma somministrare qualcosa per evitare la sofferenza in conseguenza dell’interruzione dell’alimentazione non è una buona-morte/eu-tanasia?

- Su Beppino Englaro
Non posso permettermi di penetrare il mistero di una scelta e la radicalità di una sofferenza; non posso ipotizzare quali forme il bene di un padre possa avere e quali manifestazioni possa raggiungere; non riesco nemmeno a immaginare cosa significhi vedere la propria figlia inerme e afflitta. Su questo posso solo tacere. Ma una domanda non posso non porla: se alle suore che hanno accudito Eluana è stato impedito di continuare il loro gesto di cura (perché, in coerenza con le idee della figlia, il papà si è sentito di proteggerla da altri, dalle loro idee, dalla loro fede, dall’accanimento del loro amore) perché, una volta morta, ha concesso sua figlia alle idee, all’amore e alla fede di altri (gli zii) che volevano celebrarne il funerale in chiesa (diversamente da quello che avrebbero fatto lui e sua figlia)? La misericordia di Dio e il suo amore non hanno bisogno delle pareti di un edificio per accogliere Eluana (che avranno già accolto in cielo) e se si è convinti di interpretare una volontà, che nessuno esternamente può modificare, perché questo vale fino alla morte e dopo non più?

- Sulla Chiesa
Può la casa della misericordia diventare il fortino della violenza? La presunzione della verità può diventare incapacità di dialogo? Per fortuna che la voce ufficiale della CEI ricorre oggi ad un vocabolario nuovo, fino a qualche mese fa inimmaginabile; altrimenti l’onda montante di scomuniche, illazioni, sospetti, intromissioni indebite, parole dure e prive di amore o minima problematizzazione sarebbero state ancora più pesanti da digerire di quanto lo siano ancora oggi. Perché la Chiesa non riesce a condividere la tragicità delle cose e seminare speranza, invece di trarre da quella che dovrebbe essere la propria povera bisaccia lo scettro degli editti? Può permettersi il Presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, Javier Lozano Barragan, di parlare di reato (ma non spetta a lui parlare di reato: siamo ancora alla confusione tra peccato e reato?)? Può il principale quotidiano cattolico, all’indomani della morte di Eluana, nel suo editoriale, invocare tutta la verità? Ma quale verità? Smettiamola con la dietrologia: abbiamo bisogno di voci di spessore diverso, di carismi che si stanno perdendo, di una misericordia che accompagni ogni gesto e parola, anche laddove ci si spinge, giustamente, a dire la propria opinione e a ribadire i propri sani principi e valori. Quale è il confine giusto tra il non tradire il proprio nucleo originale e santo e il provocare continuo disamoramento tra i propri fedeli?

- Sulla politica
Stona un po’ scadere sul versante dell’agenda pubblica della questione, ma forse, il peggio è venuto proprio da qui, e quindi, alcuni appunti al volo:
a) La politica può permettersi di cambiare una sentenza, per quanto giusta o ingiusta, proceduralmente e contenutisticamnete, passata in giudicato? Ma quale precedente pericoloso ciò apre? Si può accettare un simile tradimento del primato del diritto e l’idea che la politica possa cambiare con un decreto legge una decisione che non le piace?
b) Laddove si è abbandonata la strada del decreto legge e si è subito adottata quella del disegno di legge (con in mezzo vergognose illazioni nei confronti del Presidente della Repubblica), che messaggio si lancia al paese, al quale si dice, sostanzialmente che alcune leggi si possono fare in tre giorni e altre no? Quale è il criterio della rapidità? Perché le morti di fame e di sete dei disperati che arrivano a Lampedusa non merito altrettanta rapidità? Perché non si è combinato nulla, prima, in commissione e poi si vuole stabilire la strada giusta in maniera vergognosamente frettolosa?
c) Centro-Destra e Centro-Sinistra possono dare questo triste spettacolo in parlamento per votare una legge di cui nessuno si è interessato fino a ieri e che all’improvviso provoca risse volgari e di bassissimo profilo? Sulla questione eticamente più delicata dell’ultimo periodo, i nostri parlamentari hanno fatto purtroppo tristemente sfoggio della pochezza culturale e politica che li caratterizza.

A questo punto mi taccio e spero che la grandiosa misericordia di Chi è in grado di vedere ciò che sfugge agli occhi umani sappia, in questa vicenda, perdonare chi ha sbagliato, accompagnare chi soffre e illuminare chi ricerca risposte.

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